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Piano Concerto - Forum pianoforte

Domenico Scarlatti


AlessioM
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Il Maestro Altieri (nostro utente), che ha scritto un paio di libri proprio sulle sonate di Scarlatti, diversi annetti fa mi passò questa lista di corrispondenza:

 

n.1 = L23 - K38
n.2 = L58 - K64
n.3 = L104 - K159
n.4 = L187 - K481
n.5 = L263 - K377
n.6 = L324 - K460
n.7 = L331 - K169
n.8 = L338 - K450
n.9 = L345 - K113
n.10 = L375 -K20
n.11 = L381 - K438
n.12 = L413 - K9
n.13 = L422 - K141
n.14 = L424 - K33
n.15 = L429 - K175
n.16 = L430 - K531
n.17 = L433 - K446
n.18 = L465 - K96
n.19 = L475 K519
n.20 = L486 - K13
n.21 = L490 - K523
n.22 = L498 - K202
n.23 = Lsuppl.3 - K513
n.24 = L39 - K249
n.25 = L499 - K30

 

Qualcuno invece è in grado di vagliare questa ipotesi?

n.1 = L23 - K380

n.24 = Lsuppl.39 - K441

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Cosa ne pensate? L'ho appena "scoperto" e vorrei avere una vostra opinione al riguardo.

Condera che geni come Stravinskj hanno recuperato molto la musica antica, a parte Bach e Gesualdo, proponendo la loro musica in senso parodistico adattandole al suo stile...e in effetti la sinfonia per strumenti a fiato del 1920 - la prima composizione ad essere definita “neoclassica” dalle riviste musicali e il termine sinfonia viene usato per definire il suonare insieme di strumenti diversi con materiali sonori particolari - mette in relazione un abile contrappunto, procedimento presente nelle composizioni: Ottetto per strumenti a fiato (1923), nel concerto per pianoforte  e strumenti a fiato (1924) e nella sonata per pianoforte.

 

Questi brani per la loro concezione e sobrietà di scrittura fanno esplicito riferimento alla musica di J. S. Bach ma anche di D. Scarlatti come pure nel concerto in mib maggiore “Dumbarton Oaks” per orchestra da camera (1938) e in “Temi e conclusioni” del 1972.

 

Per cui concordo con Marta

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Comunque sia in generale è importate sapere dello stile galante che si diffonde all'inizio del settecento ed è la pratica strumentale domestica per dilettanti su strumenti a tastiera (clavicembalo, clavicordo) con l’esecuzione di brani che presentavano un dualismo tra la linea melodica e l’accompagnamento con la netta separazione dell’uso della mano destra e sinistra.
Il nuovo orientamento musicale che si sviluppa tra il 1730 e il 1760 si riferisce all’uomo “galante” rappresentato dal nobile che apprezza tutto ciò che è “moderno”, ”libero” e contrapposto a tutto ciò che è antico. La musica “moderna” è quella rappresentata dall’opera napoletana e, in special modo, dall’opera buffa. Johann Mattheson (1681-1764), è il teorico-compositore che definisce lo stile galante come espressione del nuovo, del moderno, contrario a quello di derivazione contrappuntistica. Negli scritti “L’orchestra rifondata” (Amburgo, 1713) e “Il perfetto maestro di cappella” (Amburgo, 1739), egli mette in evidenza la figura del musicista di professione rispetto al galant homme che deve evitare ogni sorta di pedanteria. Nel trattato “L’orchestra ideale” (Amburgo, 1721) egli associa il concetto di galanterie alle melodie raffinate accompagnate da dolci accordi.
In queste considerazioni si evidenzia il ruolo di un pubblico che, oltre ad essere fruitore di spettacoli, è anche esecutore.

Per capirci, aspetti stilistici:
- Dualismo tra linea melodica e accompagnamento.
- Melodie cantabili a struttura simmetrica (proposta/risposta-antecedente/conseguente) nei tempi lenti la melodia è abbellita da appoggiature, mordenti, trilli e gruppetti.
-I ritmi sono uniformi e collegati a quelli della danza con schemi semplici e ripetuti.
-La struttura armonica elementare presenta il predominio di triadi nell’ambito della tonica o della dominante con modulazioni ai toni vicini e l’accompagnamento è di terzine e accordi spezzati arpeggiati.

 

Il “basso albertino” deriva proprio dal clavicembalista/cantante e compositore il veneziano Domenico Alberti (1710-1740) il primo che fece uso frequente di questo tipo di accompagnamento.

 

Le composizioni per cembalo scritte dai compositori italiani dal 1730 in poi presentano una struttura in due movimenti:
- il primo in tempo veloce, binario
- il secondo in ritmo di danza, ternario come il minuetto o la giga.
Venezia e Napoli furono i centri italiani di maggior produzione musicale dello stile galante; ed ecco che arrivano le sonate di D. Scarlatti (1685-1757)

 

- E’ il principale compositore di sonate per tastiera del 1700 con la produzione di ben 555 sonate caratterizzate da una straordinaria varietà e ricchezza di spunti tematici.
- Nasce a Napoli figlio di Alessandro Scarlatti, uno dei maggiori compositori dell’epoca. Johan Joachim Quantz (1697-1773) cita Domenico Scarlatti nella sua biografia e definisce “galant” lo stile del compositore napoletano.
- A Roma compone 12 melodrammi.
- Nel 1719 viene chiamato a Lisbona al servizio del Re Joao V (1689-1746 e Re dal 1706) come insegnante di cembalo e maestro di cappella.
- Scrive musica sacra per la cattedrale di Lisbona e composizioni profane per la corte come serenate e cantate.
- Dal 1728 al 1757 si reca a Siviglia e a Madrid al seguito della casa reale di Spagna e in questo periodo si dedica soprattutto alla composizione per tastiera e a sviluppare un suo originale stile strumentale.
- Compone altri brani come 30 essercizi per gravicembalo pubblicati a Londra nel 1738 e altre 500 Sonate raccolte in 15 volumi.

 

Lo schema della sonata in un solo tempo è bipartita con struttura simmetrica nelle relazioni tonali:
- dalla tonalità fondametale a quella della dominante (maggiore o minore) per poi ritornare alla tonalità iniziale con diversi passaggi armonici.
- La struttura della sonata di Scarlatti non è rigida ed caratterizzata da varietà timbrica (effetti in eco, progressioni, note ribattute etc.)
- La sonata presenta una semplificazione del disegno musicale in 2 parti, spesso in dialogo, ad imitazione, altre invece presentano un titolo come “la fuga del gatto” (perché occasionalmente un gatto era andato sulla tastiera e aveva preso quelle note)

 

Nelle composizioni sono presenti allusioni ad altri strumenti musicali tipo trombe, mandolino, corni, chitarra.

 

Vengono utilizzate pure degli schemi di danza tratti dalla tradizione popolare.

 

Si ricerca pure una timbrica espressiva utilizzando gli effetti armonici, con uso sistematico di settime diminuite e passaggi enarmonici.

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Il Maestro Altieri (nostro utente), che ha scritto un paio di libri proprio sulle sonate di Scarlatti, diversi annetti fa mi passò questa lista di corrispondenza:

 

Forse li ho trovati, grazie!

 

http://books.google.it/books/about/Le_forme_particolari_nelle_sonate_di_Dom.html?id=tVzytgAACAAJ&redir_esc=y

Le forme particolari nelle sonate di Domenico Scarlatti

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la prima composizione ad essere definita “neoclassica”

Il neoclassicismo deve aver portato bene a Scarlatti, in effetti anche lo spagnolo Manuel de Falla (1876-1946), fra le sue opere di tendenza appunto "Neoclassica” c'è il“Concerto per clavicembalo e cinque strumenti” (1923-1926) che richiama appunto la scrittura del primo settecento e quella di D. Scarlatti (insomma, esalta una sonorità antiromantica).

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Il Maestro Altieri (nostro utente), che ha scritto un paio di libri proprio sulle sonate di Scarlatti, diversi annetti fa mi passò questa lista di corrispondenza:

 

n.1 = L23 - K38

n.2 = L58 - K64

n.3 = L104 - K159

n.4 = L187 - K481

n.5 = L263 - K377

n.6 = L324 - K460

n.7 = L331 - K169

n.8 = L338 - K450

n.9 = L345 - K113

n.10 = L375 -K20

n.11 = L381 - K438

n.12 = L413 - K9

n.13 = L422 - K141

n.14 = L424 - K33

n.15 = L429 - K175

n.16 = L430 - K531

n.17 = L433 - K446

n.18 = L465 - K96

n.19 = L475 K519

n.20 = L486 - K13

n.21 = L490 - K523

n.22 = L498 - K202

n.23 = Lsuppl.3 - K513

n.24 = L39 - K249

n.25 = L499 - K30

 

Qualcuno invece è in grado di vagliare questa ipotesi?

n.1 = L23 - K380

n.24 = Lsuppl.39 - K441

 

Non so... ho trovato pratico convertitore automatico: http://www.ne.jp/asahi/music/marinkyo/scarlatti/referenco.html.en.

AlessioM, Scarlatti è un universo: dallo stile galante al contrappunto, influenze popolari iberiche e napoletane, geniali soluzioni armoniche ante litteram, idee e temi che compaiono e scompaiono come un incantevoli cammei musicali.

A mio avviso un genio dalla voce inconfondibile, peccato troppo compresso nella scrittura per tastiera. D'altronde ebbe successo essenzialmente come clavicembalista.

Personalmente non condivido troppo l'affermazione ricorrente (fatta anche da Marta nell'altro post) secondo cui "Scarlatti sembra scritto per pianoforte".

Se è vero che nelle sue sonate c'è una cantabilità e un'espressività tutta italiana ed iberica, che a mio avviso deriva dall'essere nato (peraltro figlio di Alessandro) nel cuore e nel periodo d'oro della Scuola napoletana, non è meno vero che, ad esempio, alcune sonate rendono benissimo (non dico "sembrano scritte per") anche all'organo.

Il bello della sua scrittura (ciò che in gran parte vale per la musica barocca) è la duttilità ad essere eseguita con differenti strumenti senza perdere, ed anzi arricchendo, le proprie potenzialità espressive.

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Personalmente non condivido troppo l'affermazione rDicorrente (fatta anche da Marta Inell'altro post)
 
Io penso che invece abbiamo scritto la stessa cosa, solo che diversamente e soprattutto in un altro contesto.E in effetti rileggendo
 
Aggiungo che le incisioni di questi giganti (penso anche a Horowitz con lo stesso Scarlatti, a Richter con Haendel, a Gould con Bach) sono la prova concreta che questa musica è scritta per il pianoforte...a prescindere che lo strumento esistesse o meno e a prescindere che le esecuzioni filologiche suonino, e a buon diritto, in modo completamente differente.

 

Visto Voltaire...per dirla con Calvino: "un classico non ha mai finito di dire quello che deve dire"

 
Se un giorno nascerà n nuovo strumento a tastiera, non è detto che
 

 

 la duttilità ad essere eseguita con differenti strumenti senza perdere, ed anzi arricchendo, le proprie potenzialità espressive.

 

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Sono d'accordo, Marta. Io per molti anni ho lottato con questa idea e ho finito per convincermi che le sonate di Scarlatti devono essere suonate sul nostro strumento in modo espressivo e cantabile. Ho rivisto molte mie interpretazioni e letture dell'Autore e mi convinco sempre di più che siano state scritte per uno strumento a tastiera che non ha tempo. Lo strumento sembra essere, come del resto è, solo un mezzo per comunicare la grande idea. Probabilmente in un mio prossimo concerto aprirò il programma proprio con 4 o 5 delle sonate scelte tra quelle che prediligo (Sono tante…come si fa ???!!). Viva Scarlatti!

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e inoltre aggiungerei che... il suono di uno strumento, alla fin fine, esprime un po' lo spirito della sua epoca  (per me non «un po'» ma molto).

Ogni epoca ha avuto il suono, i suoni, che voleva e che ha voluto cercare o modificare.

Se l'opera per tastiera di Scarlatti, come anche quella di Bach, è nata sul cembalo... evviva il clavicembalo. Ma se il pianoforte che è stato il signore dell'epoca romantica si è tenuto "in casa propria" Scarlatti e Bach facendoli "stare bene", anche questa è una buona cosa: segno che un'opera musicale è qualcosa di vivo, e (nel caso della tastiera) sopporta, se non addirittura "chiede", di cambiare casa al passare delle epoche e del gusto (ma questa non è un'affermazione che mi sento possa valere per ogni opera per tastiera).

 

Viva il clavicembalo e viva il pianoforte! :)

Ma non si facciano guerre di religione

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  • 2 months later...

Il bello è che mi viene da ridere quando mi scrivono: "Voi della redazione"

Ridendo e scherzando i compositori esaminati sul sito sono diventati 48 e le relative Guide all'ascolto 2.284.

Oggi ho pure fatto il record di 2.192 visite in un giorno!

Vi preannuncio che il prossimo compositore sarà Camille Saint-Saens su commissione di Frank che ha qualche commento da farmi inserire.

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  • 3 weeks later...

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