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Piano Concerto - Forum pianoforte

Sesta napoletana


yamashita
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Ciao a tutti!Sto studiando questo accordo e i suoi possibili sviluppi ma i dubbi sono parecchi, soprattutto per quanto riguarda le possibilità modulanti che l'accordo presenta quindi magari qualcuno puo' chiarirmi un po le idee, si accettano anche esempi pratici.

 

è un accordo che per mette di modulare in tutte le tonalità maggiori e minori?

 

se si,come? di solito risolve sul quinto grado ma nel caso di una modulazione su che grado della nuova tonalità risolverebbe?

 

se invece permette solo di modulare alle tonalità "vicine" quali sono? e quanto sono vicine?

 

contiene delle parti obbligate?come vanno gestite?

 

p.s. mi riferisco all'uso dell'accordo ( triade) strettamente legato ad esercizi di armonia del tipo: es:modulare entro 8 battute da una tonalità ad un'altra usando l'accordo di sesta napoletana.

 

Grazie.

 

 

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Lo puoi usare per modulare (o meglio, avvicinarci) al sesto grado minore si usa in primo rivolto, dove il secondo grado della scala scende di semitono. Funziona partendo dal modo maggiore.

 

Nel caso fossimo in do maggiore, potresti al basso avere un fa e sopra re fa si, che diventa sib...se tu fossi invece in do minore, avresti già un sib per cui si tratterebbe di usare l'accordo in modo libero, come dice De la Motte".

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Ti suggerisco di approfondire l'armonizzazione della scala napoletana, nella quale comre fra le righe dice Dante, ha il secondo grado abbassato di semitono con accordo di terza e sesta, rimeniscenza modale in un impianto tonale che deve il suo nome (napoletana) per il largo uso che questa scuola ne fece a partire dal sec XVII (vedi Provenzale) e che per tutto il XVIII secolo imperversò nel suo impiego, soprattutto in tempi di siciliana e arie a contenuto elegiaco e sentimentale.

 

Troverai esempi bellisimi anche in musiche romantiche in primis l'inizio della prima ballata in sol min op 23 di F,Chopin tanto per capirci e nella coda del primo tempo della sonata n. 17 op 31 n. 2 in re min Beethoven. Ovvio che qui non possiamo parlare di romanticismo ma di transizione al romanticismo (Sturm und drang).

 

Comunque l'ideale è sempre cercare riscontri nel repertorio

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Non mi risulta essere un accordo modulante, anzia, la sesta napoletana che si forma sulla sottodominante (IV grado) del modo minore usando la sesta minore invece che la quinta come terza nota dell’accordo. Praticamente la sesta napoletana risolve sulla dominante della tonalità (e dunque spesso prepara la cadenza perfetta).

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Un articolo wiki scritto bene :)

 

http://it.wikipedia.org/wiki/Accordo_di_sesta_napoletana
 

 

L'accordo di sesta napoletana è costruito sul II grado abbassato della scala minore napoletana, con il VI grado minore. Essa si trova allo stato di primo rivolto e avrà la numerica di 3-6 in quanto primo rivolto di triade.

Tale accordo poggia sul IV grado della scala minore napoletana, ed ha un intervallo di terza minore e sesta minore.

Ad esempio, nella tonalità di Sol minore, il basso dell'accordo di sesta napoletana è Do, la 3a minore è Mi bemolle e la sesta minore (che forma l'intervallo di seconda minore con la tonica) è La bemolle. La risoluzione è sul V grado (che fa la cadenza composta consonante) dal quale si approda al I grado.

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grazie a tutti per l'aiuto.

Il mio dubbio nasce da una discussione avuta con un mio amico che a breve farà gli esami di armonia complementare al conservatorio,nel quale ci saranno delle prove di modulazione anche ai toni lontani . Il suo insegnante ha consigliato di effettuare queste modulazioni tramite l'accordo di sesta napoletana.da qui sono nati i miei dubbi perchè io ho studiato che per lo piu' è meglio modulare tramite l'accordo di settima diminuita.Per questo cercavo di approfondire l'aspetto modulante di questo accordo,ma mi sembra di capire che la modulazione non sia la sua prerogativa principale.

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Yamashita, la cosa più interessante è che la sesta napoletana ci pone di fronte ad un accordo maggiore costruito sul secondo grado abbassato di una tonalità minore. Quindi colore!

 

Come sappiamo si può modulare per accordi comuni, per cui in la minore avrai un accordo di re fa sib (II6), si bemolle maggiore...che puoi trovare anche in tonalità diverse da la minore. Se ti può fare da ponte modulante, ben venga; ma la cosa va gestita.

Per cui sib maggiore, per effetto della scala napoletana, pui trovarlo in la minore ma anche:

- in sol minore o sib maggiore (2 circoli delle quinte)

- in fa minore se consideri il IV maggiore (4circoli delle quinte)

ma anche ai toni vicini tipo

- in re minore, VI grado

 

Etc.

 

Ma in realtà, sesta napoletana o no, ragionando per accordi comuni puoi sempre modulare ...il problema è gestire il discorso tensivo e non piazzare accordi a casaccio; per cui in didattica l'uso più comune è il classico VI II6 (bII6) V e cadenza

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Accordi di sesta alterati, tipo la sesta tedesca, francese, etc. ... o proprio la sesta napoletana?

 

Perchè con la sesta tedesca (o francese) vai da per tutto :)

I miei dubbi sulle caratteristiche modulanti della sesta napoletana nascono dalla discussione avuta con un mio amico,il cui insegnante sembra tesserne le lodi modulanti.

per quanto riguarda gli accordi di sesta eccedente so bene che si prestano molto alle modulazioni. :)

 

 

Yamashita, la cosa più interessante è che la sesta napoletana ci pone di fronte ad un accordo maggiore costruito sul secondo grado abbassato di una tonalità minore. Quindi colore!

 

Come sappiamo si può modulare per accordi comuni, per cui in la minore avrai un accordo di re fa sib (II6), si bemolle maggiore...che puoi trovare anche in tonalità diverse da la minore. Se ti può fare da ponte modulante, ben venga; ma la cosa va gestita.

Per cui sib maggiore, per effetto della scala napoletana, pui trovarlo in la minore ma anche:

- in sol minore o sib maggiore (2 circoli delle quinte)

- in fa minore se consideri il IV maggiore (4circoli delle quinte)

ma anche ai toni vicini tipo

- in re minore, VI grado

 

Etc.

 

Ma in realtà, sesta napoletana o no, ragionando per accordi comuni puoi sempre modulare ...il problema è gestire il discorso tensivo e non piazzare accordi a casaccio; per cui in didattica l'uso più comune è il classico VI II6 (bII6) V e cadenza

Grazie gerardo. :)

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  • 1 month later...

E' importante considerare, come già fa notare un commento qui sopra, la scala napoletana che usava avere il II grado a distanza di semitono dalla tonica. Se consideriamo questa origine, non si tratta del famoso II grado "abbassato", così citato in numerosi testi, ma di un vero e proprio II grado. Della scala napoletana. Le conseguenze dell'uso di questo II grado non facente parte dei 2 modi utilizzati nel sistema tonale sono note e ben studiate. Chiaramente venne usato dai compositori classico-romantici anche per modulare.

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mi era venuta la curiosità di capire a quando effettivamente risale la sesta napoletana... Schoenberg (Manuale di armonia p. 296) si interroga sulla nascita "ideale", non storica, dicendo che effettivamente è un errore concettuale considerare l'accordo di sesta napoletana come costruito sul secondo grado "abbassato". In primis, Schoenberg lo ricollega al VI grado della scala minore (armonica o melodica). Poi dice che, nella prassi, è considerato come un "rappresentante", o diciamo un sostituto, del II grado. Andando avanti, e preannunciando più o meno le sue idee di pantonalità, azzarda dicendo che nei modi gregoriani e idealmente in tutte le scale avrebbe senso considerare il II grado come fatto da due suoni intercambiabili, Re e Reb nel caso di una scala su Do. E poi dice che un giorno, forse, la teoria dei gradi verrà adattata non alle scale diatoniche ma a quelle cromatiche... 

 

Comunque, la teoria di Schoenberg tende ad includere tutti gli accordi estranei. Spesso abusando delle argomentazioni storiche (li fa risalire ai modi, ma non ha senso) ma cogliendo un punto fondamentale: gli accordi estranei alle tonalità di impianto non sono meno usati degli accordi naturali, anzi.

 

Mi è rimasta, però, la curiosità di capire quali siano le origini (tracciate) della scala napoletana. Potrebbe derivare dal modo frigio, ma non so

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Chiaramente Schoenberg, pur con grande competenza e intelletto, tirava sempre acqua al suo mulino. La scala napoletana minore era così composta (esempio ascendente sul do): Do, Re♭, Mi♭, Fa, Sol, La♭, Si, Do. Poiché le triadi si costruiscono sui gradi della scala, il secondo grado è una triade maggiore che risulta essere costruita un semitono supra la tonica. Se prendiamo come punto di riferimento questa scala non è una anomalia né un II grado abbassato, ma un II grado.

Il problema da dibattere è l'uso di questa triade rivoltata in ambito tonale quando si utilizza il modo minore (non napoletano). Beethoven e Chopin lo facevano per la forte attrazione che ha nel preparare la dominante. E per un fatto storico, la scuola napoletana fu talmente importante da un punto di vista internazionale da lasciare la sua sonorità, in questo caso una delle sue più tipiche, in eredità a quei compositori che non ne adottarono la scala ma trovarono molto efficace usare armonicamente la II abbassata (per il loro sistema).

Non ha, questa scala, un suo vero corrispondente tra i modi. E' vero che assomiglia al frigio ma la scala napoletana minore discendente è così composta: Do, Si♭, La♭, Sol, Fa, Mi♭, Re♭, Do. 

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In questo senso, sono d'accordo con Schoenberg: l'accordo è espressione di una scala solo sul piano teorico, non su quello pratico. E infatti devo dire che non mi è mai capitato di leggere su trattati di armonia che la sesta napoletana è un diretto richiamo alla scala napoletana. Se lo fosse, dovremmo "postulare" una sorta di modulazione ogni volta che viene usata. E una modulazione non di poco conto, visto che parliamo di una tonalità minore. Ma questo non ha senso, stiamo perfino parlando di un accordo maggiore, che se inserito nella cadenza, come di solito avviene, non mi dà nessun richiamo ad un'ipotetica scala minore, né napoletana né non napoletana. 

E' un problema che, per formazione, sarei portato a risolvere in maniera storica. Ma non ho informazioni in merito, non mi sono mai occupato di musica napoletana, ma magari effettivamente nel '600 c'era una scala minore napoletana su cui veniva costruito normalmente questo accordo, e visto che la musica napoletana girava per il mondo allora nel resto dell'Europa tutti sapevano della sua esistenza.

Ma se postuliamo l'esistenza e la conoscenza diffusa di questa scala, allora non possiamo limitarci a prenderne un solo accordo... oltre ad un accordo maggiore sul II grado, avremmo un accordo maggiore con quinta diminuita sul V grado (!) e una triade diminuita con terza diminuita sul VII (!!). Ora, visto che stiamo parlando di eventi collaterali non di poco conto, cioè due degli accordi più importanti che cambiano drasticamente la propria natura, secondo me la scala napoletana non è una vera e propria scala tonale. Magari veniva usata solo per questioni melodiche, o meglio, QUEL secondo grado lì veniva usato solo per questioni melodiche, e sostenuto da accordi sul II. Ma a prescindere dal fatto che tutto è possibile nella storia, io ho forti dubbi che potessero essere usati intensivamente accordi di dominante costruiti a quel modo. Cioè, una quinta diminuita al V?! In un periodo in cui si aveva ancora "paura" delle quarte scoperte?

Continuo a pensare che le cose siano andate diversamente (ma sono solo supposizioni prive di dati storici, ahimé):

1) una normale cadenza frigia, in senso modale, che parta da un bicordo di sesta minore (ipotizziamo fa-reb) può risolvere su un bicordo di quarta (sol-do), precisamente perché ci sarebbe la clausola tenorizans frigia (reb-do) e la clausola cantizans frigia (fa-sol);

2) il "nucleo" fondamentale di un accordo di sesta napoletana è la sua sesta minore, visto che è sempre in primo rivolto, e la sua risoluzione "tradizionale" è sul secondo rivolto dell'accordo di tonica, che ha la quarta scoperta;

3) è probabile, allora, che un giorno qualcuno abbia voluto replicare l'effetto della cadenza frigia ma trasportandolo in una situazione tonale, e quindi l'abbia fatto con delle triadi rivoltate;

4) la scelta della quinta maggiore era obbligata, ovviamente, visto che se no sarebbe diventata una triade eccedente;

5) e quando un giorno qualcuno si è chiesto "ma come giustifichiamo questo accordo nella teoria tonale?", e se lo sarà chiesto molto molto tardi, visto che Rameau ammetteva con tranquillità gli accordi con la sesta aggiunta (anche se, se non sbaglio, prendeva in considerazione solo le seste maggiori), allora hanno detto "costruiamolo sul secondo grado della scala napoletana e diciamo che obbligatoriamente deve stare al primo rivolto". 

 

Un po' complicata come spiegazione, ma spero di aver beccato il punto...

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La scala napoletana minore era così composta (esempio ascendente sul do): Do, Re♭, Mi♭, Fa, Sol, La♭, Si, Do.

Sapresti citarmi una manciata di brani che utilizzano questa scala?

 

Ma questo non ha senso, stiamo perfino parlando di un accordo maggiore, che se inserito nella cadenza, come di solito avviene, non mi dà nessun richiamo ad un'ipotetica scala minore, né napoletana né non napoletana.

In realtà mi sembra più coerente interpretarlo non come un accordo maggiore, ma come un accordo minore, proprio nel senso del Rameau che hai citato. Non si tratterebbe quindi di un rivolto, ma di un accordo di sesta in stato fondamentale: la sua caratteristica è che anziché la sesta maggiore (Fa - Lab - Re) ha la sesta minore (Fa - Lab - Reb).

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"Sapresti citarmi una manciata di brani che utilizzano questa scala?"

 

Numerosissimi brani hanno utilizzato questo secondo grado e non solo in funzione armonica ma anche melodica per conferire un certo patetismo. 

 

Dal punto di vista armonico, se non si considera questa scala che a mio parere è all'origine di questa prassi, ma esclusivamente le regole tonali nel modo minore (Rameau), quest'accordo può essere anche una sesta minore e non un rivolto. Ma è come voler giustificare in tutti i modi qualcosa che non è facilmente giustificabile. 

Al di là del fatto che suona molto bene nel preparare la dominante nel modo minore, deve avere pur una ragione.

 

Chiaramente si tratta di un parere. L'uso di questo accordo e persino la derivazione del nome, sono da sempre oggetto di un grande dibattito fra gli studiosi che ne hanno tratto conclusioni diverse. So bene che la mia idea non collima con la dottrina dominante ma uno studio basato su teorie per Rameau e vicine alla scuola napoletana hanno formato in me questa idea.

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Numerosissimi brani hanno utilizzato questo secondo grado e non solo in funzione armonica ma anche melodica per conferire un certo patetismo.

Non sono interessato al grado, ma alla scala di cui parlavi: in quali brani posso trovare la suddetta scala Do - Reb - Mib - Fa - Sol - Lab - Si - Do / Do - Sib - Lab - Sol - Fa - Mib - Reb - Do?

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  • 3 weeks later...

mi era venuta la curiosità di capire a quando effettivamente risale la sesta napoletana...

 

Una traccia :)

 

Ti suggerisco di approfondire l'armonizzazione della scala napoletana, nella quale comre fra le righe dice Dante, ha il secondo grado abbassato di semitono con accordo di terza e sesta, rimeniscenza modale in un impianto tonale che deve il suo nome (napoletana) per il largo uso che questa scuola ne fece a partire dal sec XVII (vedi Provenzale) e che per tutto il XVIII secolo imperversò nel suo impiego, soprattutto in tempi di siciliana e arie a contenuto elegiaco e sentimentale.

 

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non risolve i dubbi, purtroppo... almeno due dubbi, se l'accordo di sesta napoletana sia l'armonizzazione di un grado della scala napoletana o, piuttosto, un accordo "autonomo"; e quali origini precise abbia, ovvero da quale scala-modo derivi la scala napoletana, se è giusta l'ipotesi della scala, o da quale sequenza cadenzale - clausola modale arrivi l'accordo (e in che modo arrivi).

Poi, è ovvio, sarebbe interessante trovare dei brani napoletani da analizzare, per capire l'uso "filologico" di questo accordo. Magari cose di questo Provenzale (immagino Francesco Provenzale), di cui non so nulla...

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Leggendo velocemente gli ultimi interventi probabilmente ho letto male ma vorrei precisare che l’ordinale (e quindi l’intervallo) "sesta" è relativo all’intervallo, alla distanza della nota caratteristica di questa cadenza e di quest’accordo dal basso del IV grado e non al grado della scala (che invece è il IIb).

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