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Piano Concerto - Forum pianoforte

Bach: Invenzioni e due voci e Sinfonie. Quale edizione?


zxxz
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Ciao a tutti,

sapendo che sono un adulto relativamente debuttante, che edizione mi consigliate per le Invenzioni e due voci e Sinfonie di Bach?

Non ho intenzione di studiarle nell'immediato futuro ma sto facendo qualche acquisto e prima o poi questi due libri dovrò' comprarli :-)

Grazie in anticipo.

zxxz

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Se non sei seguito da un maestro forse è il caso di valutare qualche edizione curata da un revisore, non che sia meglio della Henle, ma se proprio non hai idea di come diteggiare...almeno li avrai delle indicazioni precise.

Le Invenzioni della Henle non sono diteggiate?

Io ho il Clavicembalo ben temperato, e anche le Sinfonie, e lì le diteggiature ci sono.

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Le Invenzioni della Henle non sono diteggiate?

Io ho il Clavicembalo ben temperato, e anche le Sinfonie, e lì le diteggiature ci sono.

Ci sono solo quelle indicate da Bach che presumono che uno suonado utilizzi una tecnica di diteggiatura antica (ad esempio senza l' utilizzo del passaggio del pollice) che funziona bene su tastiere di matrice cembalistica od organistica (ad es. il pf ha i tasti più larghi). Inoltre, senza conoscere approfonditamente la prassi esecutiva barocca come indicare i fraseggi? ... che ovviamente Bach non indicava, appunto perchè c'era la prassi.

 

Se un allievo è agli inizi e per di più non è seguito...piuttosto che niente, meglio piuttosto. Tanto più che ci sono edizioni curate da signori musicisti.

 

Tutto qui :)

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Grazie mille a tutti!

In effetti io ho Il Quaderno per Anna Magdalena e Piccoli Preludi e Fughette della Henle e puntualmente fatico un po' con la diteggiatura...anche se sono seguito da una insegnante...quindi mi converrà' orientarmi verso Pestalozza...adesso devo solo beccarlo online ;-)

zxxz

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puntualmente fatico un po' con la diteggiatura...anche se sono seguito da una insegnante...

Però se hai un insegnante che può instradare i tuoi sforzi, sarà una fatica ripagata. Diverso sarebbe faticare e imparare cose inutili o peggio ancora sbagliate; saper diteggiare e apprendere una prassi esecutiva come quella barocca ... è importantissimo.

 

E' solo una scelta, le edizioni riviste in frangenti dove gli aspetti filologici non erano molto sentiti portano ad annotare in partitura svariate cancellazioni...insomma, è una scelta, ma da fare con cognizione di causa e magari in accordo con la linea di dattica del tuo insegnante, che poi dovrà guidarti in questo cammino.

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  • 6 months later...

Capisco l'osservazione di Micamahler, ma tramite le biblioteche ci si può agevolmente procurare i testi più idonei (fra l'altro già io li avrò segnalati non so quante volte) per comprendere la prassi esecutiva... io lo farei anche per cultura. In generale se uno presume che può imparare da solo a suonare il pianoforte, figuriamoci a fare propri 3 o 4 trattati di prassi esecutiva :)

 

Secondo me la risposta sta spesso nella domanda, se sei autodidatta...non puoi limitare il campo di ricerca al "solo a schiacciare i tasti" ma, ancora di più se si è da soli, bisogna informarsi sul da farsi in termini musicali.

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é vero anche quello che dici tu, al contempo trovo davvero difficile poter fare tutto da soli, almeno all'inizio. Già c'è la polifonia a rendere il discorso preoccupante :lol: . Ma viene da sè che se inizi col piede giusto, poi non devi naturalmente tornare sui tuoi passi per "re-imparare" qualche cosa. Non lo so, resto comunque un po' scettico :wacko:

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Io paragono un'edizione revisionata a un "trattato" su un certo argomento. Per esempio un revisore X "tratta" dell'argomento riguardante la prassi esecutiva delle sinfonie di Bach. Le revisioni sono ottime, a mio avviso, per approfondire e per migliorarsi; lo spartito di riferimento dovrebbe essere, invece, un'edizione non revisionata. Poi dipende anche dal revisore. Per esempio ho una revisione di Arrau delle sonate di Beethoven, molto fedele all'urtext, dove i piccoli accorgimenti aggiunti dal revisore sono segnati fra parentesi; e comunque su alcune cose non sono d'accordo, pur riconoscendo la grandezza di Arrau. D'accordo non perché sia sbagliato in sé, ma perché io farei diversamente: perciò la necessità dell'urtext. Stanno poi le edizioni Ricordi che secondo me non dovrebbero essere considerati spartiti per studiare, ma trattati di approfondimento: non dovrebbero nemmeno essere usate per suonare. Attenzione non le sto sminuendo, anzi, sto dando loro il giusto "fine". Poi si tratta di un fattore personale: io sono sempre stato contro ogni forma di didattica, addirittura su come viene insegnata la matematica a scuola; figuriamoci se riesco ad approcciarmi ai revisionati.

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Concordo con FrancescoChopin90 ma con un pizzico in più di diplomazia ovvero non estremizzando. 

Il lavoro di un pianista non è solo quello finalizzato all'esecuzione, anzi, quella è l'ultima delle cose. Il lavoro del musicista impone uno studio accurato della partitura che non può che avvenire solamente tramite l'analisi dettagliata del brano così come ci è stato fornito dall'autore. Ogni indicazione aggiuntiva, anche se viene dall'esperienza di grandi pianisti o revisori, sono considerazioni personali che vengono determinate dall'esperienza, in alcuni casi tutt'altro che trascurabili di questi ultimi. È anche vero però che alcune interpretazioni sono demodé. Affidarsi ad una partitura revisionata la vedo come una scorciatoia per chi non ha voglia di fare il lavoro sporco e vuole suonare così, per hobby. Per preparare un brano ad alto livello non riesco a vedere percorso alternativo dalle edizioni Urtext con analisi dettagliata sulle indicazioni del compositore. 

La Henle e la Peters le ritengo entrambi ottime edizioni. Specialmente in Bach per quello che riguarda gli abbellimenti esiste una tavola redatta dallo stesso Bach nel Clavier-Bucjlein vor Willhelm Friedman Bach, per il primogenito; questa inoltre si riferisce ad esempi e quindi non bisogna prenderla come assoluta !

 

La allego se a qualcuno può tornare utile...

 

Interpretazione degli abbellimenti nelle opere di J.pdf

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