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Piano Concerto - Forum pianoforte

Liszt: Mephisto walzer


Rach3
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Mi ero occupato in passato della faccenda, devo sistemare un po' di scritti e poi posto, intanto se vai su THE NEW GROVE, Dictionary of Music and Musicians trovi una bibliografia sterminata :)

 

Inoltre a questo link, oltre al documento, trovi una preziosa bibliografia:

http://www.eufonia.eu/universita-e-ricerca/laboratori/73-laboratorio-aa-20042005.html

 

Ti passo un link che penso sia utile

http://musicologia.u...Mefistofele.htm

 

 

Ti anticipo che inizialmente il mephisto walzer era intitolato Danza nella taverna del villaggio, magari trovi in giro qualcosa anche sotto questa voce.

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Ma almeno un altro elemento poetico assume netta rilevanza nello stile compositivo lisztiano: il fascino del diabolico, del mefistofelico.

All'interno della sua vastissima produzione rimangono chiare tracce di tale mito, che si ricollega all'influenza di Faust nella cultura tedesca e mitteleuropera attraverso il capolavoro di Goethe.

Ad esempio nella Faust-Symphonie, scritta nel 1854 e il cui ultimo tempo si intitola proprio Mephistopheles.

Un altro mito contribuì a rinfocolare tale passione, il Faust (incompiuto) del "poeta maledetto", cantore del Weltschmertz, del dolore universale: il connazionale Nikolaus Lenau.

Liszt musicò due episodi del suo Faust, Corteo notturno e Danza all'osteria dell villaggio, quest'ultimo noto come I Mephisto Walzer. Nel 1861 ci fu una versione orchestrale, seguita poco dopo da quella per pianoforte a quattro mani (1862), mentre la versione pianistica, risalente probabilmente a qualche anno prima (1859-60), fu comunque pubblicata nello stesso 1862.

Nel testo riferito al secondo episodio, Lenau racconta di come Faust e Metistofele giungano alla taverna del villaggio, dove un gruppo di contadini beve e danza in un clima festoso.

 

Mefistofele, annoiato da quella musica banale, prende a suonare un violino e utilizzando la suggestione di quella musica orgiastica, trascina tutti i presenti in una danza scatenata. Faust invece getta gli occhi sulla ragazza più bella, esce con lei nella notte stellata e tenta di conquistarla favorito del canto seducente dell'usignolo.

Liszt riprende l'atmosfera sarcastica e diabolica del racconto, utilizzando mezzi musicali assai raffinati. Il personaggio di Mefistofele è tratteggiato fin dal motivo iniziale e dal tema principale con accorgimenti tecnici: nello stridere dell'arpeggio alla mano destra con le sue "diaboliche" quinte vuote, nell'insistente martellato ritmico al basso, nei formidabili virtuosismi con note ribattute, volate fulminee, ampi salti.

 

Con il giungere dell' "espressivo amoroso" (Un poco meno mosso) è invece delineata la figura di Faust: un tema dal carattere danzante e fantastico si muove con grazia seducente, poi trapassa in un'altra zona in continuità con la precedente (Presto) con un motivo che richiama immagini fiabesche e sognanti.

 

Un'altra caratteristica spicca particolarmente: in tutto il brano il materiale tematico subisce un continuo processo di rielaborazione. Oltre alle frequenti riprese del tema di Mefistofele - che funge da collegamento tra una sezione e l'altra - sembra essere il tema "espressivo" dell'episodio di Faust il prescelto per il gioco di permutazione. Così nella variazione ornamentale e negli iridescenti colori dell'episodio. A volte il tema appare quasi irriconoscibile, dove è commutato in termini virtuosistici e raggiunge toni fortemente accorati ("strepitoso", indica Liszt), oppure più avanti, presentato in veste grottesca, con i suoi sforzati ritmici forzosamente esibiti e le corse a perdifiato sulla tastiera. Infine, siglato dal "ritenuto", ritorna come soave canto di congedo: Horowitz ad esempio, nella sua incisione, lo tratteggia delicatamente con tocco leggero e cristallino, prima di affrontare la veemente coda che conclude il Walzer.

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Si può anche trattare il discorso da un punto di vista leggermente diverso e forse si può integra qualche info in più.

Per esempio rapporta il brano ad altre opere, che mi sembra una buona idea, anche se rivedrei un “attimo” la parte sul “Sogno d’amore”, nel senso che si capisce l’intento, però...

 

 

Sul Sogno d’amore si potrebbero scrivere numerose pagine di carattere sociologico, o di storia del costume, tanto questo brano è entrato in tutte le case, non tanto per rappresentare un aspetto della storia della musica, quanto una marca di cioccolatini o una bottiglia di liquore da regalare alla “festa del papà”. Dal punto di vista musicale, invec’è ben poco da dire.

Al contrario, il Mephisto-Walzer n. 1 è uno dei più importanti brani della letteratura pianistica. Ispirato al Faust di Lenau, fu scritto da Liszt nel 1859; ad esso seguì la composizione di altri valzer dedicati a Mefistofele, nessuno dei quali raggiunse però la pienezza musicale del primo, che rimane dunque a ragione il più apprezzato ed amato dagli esecutori e dal pubblico.

Questo brano, dedicato a Mefistofele, è effettivamente demoniaco e in due sensi diversi. Innanzitutto per il suo riferimento al valzer come danza del diavolo, danza diabolica e sensuale, che fa perdere il senno. Il secondo luogo il Mephisto-Walzer è demoniaco in quanto virtuosistico. In ogni brano in cui il virtuosismo è portato alle conseguenze più estreme, l’esecutore sembra animato da forze sovraumane, infernali: ciò avveniva realmente ai tempi di Liszt e più ancora ai tempi di Paganini.

Questo brano inizia con un interessante effetto basato sulla tecnica dell’accumulazione: in un rapido movimento di tre ottavi, compare dapprima una nota ribattuta, resa più incisiva da alcune “acciaccature”; alla quarta battuta si aggiunge una seconda nota, a distanza di quinta; alla nona battuta le note diventano tre (sempre a distanza di quinta); all’undicesima battuta quattro, alla tredicesima cinque, e così via.

Questo effetto iniziale, di crescita e diminuzione, viene ripetuto per due volte; e in seguito inizia il tema vero e proprio, in la maggiore, tonalità di base dell’intero pezzo. Inizia poi una serie di piccole variazioni su alcuni spunti tematici, alternata con rapidi passaggi di scalette ed ottave spezzate, fino ad arrivare ad una nuova esposizione del tema, più marcata e trionfale. La parte centrale del pezzo è un poco meno mossa, porta l’indicazione originale espressivo amoroso, ed è nella dolcissima tonalità di re bemolle maggiore. E’ il magico momento della seduzione, realizzato musicalmente con un valzer lento continuamente impreziosito da sincopi della melodia, che a nostro avviso rendono molto bene la malia adescatrice di Mefistofele. Al termine di questo episodio compare un presto vertiginoso, fatte di note staccate e eleggere. Inizia poi una nuova sezione che combina e mescola in forma libera alcuni elementi degli episodi precedenti; in seguito compare nuovamente il presto leggero, seguito da una nuova esposizione del valzer lento, che pian piano si distende, si muove, si appassiona, e ritorna infine a proporre il tema iniziale.

Breve serie di vertiginosi arpeggi, ripresa del tema, e magnifici episodi virtuosistico che conducono, in una girandola di timbri e di effetti sonori, fino al finale.

Negli anni 1863-1865 Liszt scrisse due leggende ispirate a temi religiosi: San Francesco d’Assisi e SAN FRANCESCO DI PAOLA CHE CAMMINA SULLE ACQUE. Nella seconda leggenda si sommano e sovrappongono due tendenze contrapposte: da una parte la tendenza ad una religiosità spoglia, dal timbro quasi organistico, che caratterizzerà molte composizioni posteriori al 1865; dall’altra quella che Rattalino definisce “lo schema ideologico oppressione-lotta-trionfo”, tanto caro a Liszt degli anni precedenti il 1865. La leggenda in questo senso costituisce un autentico momento di transizione. Il distacco disincantato dalle cose di questo mondo è appena tratteggiato in questo brano, che invece ripropone il mito della lotta prometeica con relativo ed immancabile trionfo finale.

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Non trascurerei la vita di Liszt che nel periodo in cui scrisse il valzer fu travagliata da problemi professionali, amorosi e affettivi; tendenzialmente la sua vita “recita” così:

 

Franz von Dingelstedt, direttore dei teatri di corte, cominciò a limare i fondi che servivano a Liszt. La messa in scena del “Barbier von Bagdad” di Peter Cornelius, allievo di Liszt, costò molto denaro, non ebbe successo e procurò fischi al direttore, cioè Liszt stesso. Il 18 dicembre 1858 Liszt presentò le sue dimissioni.

Comunque sia Liszt abitò ancora a Weimar fino al 1861. Avendo deciso di allontanarsi da Weimar, dove aveva goduto della protezione di due granduchi e della stima della defunta granduchessa madre, gli restava un problema da risolvere, un problema che non si saprebbe se definire più grave per la sua coscienza o per il suo orgoglio. Ne accennava nella lettera al Granduca con la quale ribadiva le sue dimissioni: “E’ chiaro che si vuole impedirmi a qualunque prezzo un matrimonio al quale, per la mia nascita, non sono destinato, ma che io credo, lo dico senza falsa modestia, di essermi guadagnato”.

Nel 1859 un altro scottante motivo s’aggiunse ad suo desiderio di risolvere con il matrimonio il difficile rapporto con Carolyne. Il figlio ventenne di Liszt, Daniel, morì di tubercolosi a Berlino il 13 Dicembre del 1859, in casa della sorella Cosima sposata con Hans von Bullow.

In questo drammatico clima si susseguirono una serie di vicende legate a Corolyne, la figlia di Carolyne: Marie, che portarono Liszt a lasciare definitivamente Weimar.

La città, sapendo che Liszt se ne sarebbe andato, gli offrì un’occasione di amichevole commiato: diretta da Hans von Bullow, e alla presenza di Wagner che aveva goduto di un permesso speciale, il 7 settembre 1861 venne eseguita la sinfonia “Faust”, che Liszt aveva completato nel 1857.

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Un’ altra pista potrebbe essere quella scavare nel passato, stavo pensando a quanto segue

 

pensavo alle sequenze Medioevali ed in particolare al “Dies irae” che ebbe parecchia fortuna attraverso i secoli. Attribuita a Tommaso di Celano (?-ca. 1250), amico, discepolo e biografo di San Francesco d’Assisi, la melodia fu interpolata nella Messa di Requiem (che sarebbe la Messa per il rito dei defunti). In epoca romantica, essa venne simbolicamente associata al concetto di morte e in questo senso è citata nel Faust di W. Goethe e in numerosi lavori musicali, in specie di Liszt, vedi ad es. Totetanz che assieme ai due concerti di Chopin, il concerto di Schumann e i due concerti di Liszt rappresentano la storia del concerto romantico per pianoforte e orchestra … praticamente solo 30 anni (fra il primo di Chopin, 1829 ed il primo di Brahms, 1859).

Anzi il secondo concerto di Liszt, ultimato nel 1861, sarebbe quasi “estraneo” al periodo considerato... però come si fa ad escluderlo? :)

 

Tornando a noi non so quanto tutto ciò possa anche avere influenzato il valzer (a sua volta influenzato dal Faust di W. Goethe ) ...

 

 

PS

Per gli scritti ho attinto da Marino Mora, Piero Rattalino e Maurizio Carnelli

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A me sogno d'amore piace ... :rolleyes:

 

 

Io penso che colui che ha pensato lo scritto forse volesse solo semplicemente dare maggior risalto al mephisto walzer nell'ambito dell'evoluzione della storia della musica rispetto al “Sogno d’amore", che resta sempre un capolavoro, ma che ricalca delle linee meno "evolutive", sicuramente però un punto di vista interessante nell'ottica di una ricerca, diciamo: "Buona l'idea ma la rivedrei, in una forma diversa e magari anche più ricca".

 

Mi voglio illudere che questi spunti forniscano solo delle idee o degli approcci, quello che poi verrà scritto nella ricerca sarà frutto di elaborazione personale, comparazione del materiale, etc.

 

Almeno spero :)

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